Pietro D’Angelo / Ermanno Tedeschi Gallery, Milano

Nello spazio milanese della Ermanno Tedeschi Gallery è in atto e si protrarrà fino al 4 maggio la personale dell’artista palermitano Pietro D’Angelo. L’artista presenta le sue opere scultoree realizzate con una particolare tecnica innovativa, si tratta di soggetti figurativi a dimensioni reali – per lo più bambini – realizzati con le graffette o clips, [...]

Nello spazio milanese della Ermanno Tedeschi Gallery è in atto e si protrarrà fino al 4 maggio la personale dell’artista palermitano Pietro D’Angelo. L’artista presenta le sue opere scultoree realizzate con una particolare tecnica innovativa, si tratta di soggetti figurativi a dimensioni reali – per lo più bambini – realizzati con le graffette o clips, ovvero quegli oggetti che si trovano abitudinariamente in ogni scrivania e che ognuno di noi usa per agganciare i propri fogli.
Sulla scia di artisti che hanno subìto il fascino dell’object trouvé, quali Jan Fabre con le sue sculture composte da gusci di scarabei o Tony Cragg  e i suoi dadi da gioco, anche D’Angelo ripropone il concetto di serialità dell’oggetto ma in una maniera del tutto nuova.  La caratteristica che accomuna il lavoro di questi artisti è la moltiplicazione degli oggetti da loro scelti per crearne degli altri del tutto diversi nel significato. D’Angelo preleva dalla quotidianità un oggetto di frequentazione abitudinaria, con il quale instaura un rapporto di familiarità, per porlo poi in un nuovo contesto, quello della comunicazione estetica. L’artista lascia all’oggetto la sua riconoscibilità più immediata, cercando di conservare intatta l’identità con cui esso viene riconosciuto dal senso comune, e crea una nuova forma, un nuovo oggetto prevalentemente a sembianze umane.

Pietro D’Angelo, “La fiaba”, 2010. Scultura. Courtesy l’artista

La sua ricerca è iniziata utilizzando dei comunissimi bottoni attaccati trasversalmente ad una base di cera che si concretizzavano in una scultura abbastanza riconoscibile.
L’innovazione nell’uso dei materiali si è spinta oltre, fino ad approdare all’uso delle graffette che vediamo qui esposte nella Ermanno Tedeschi Gallery.
D’Angelo ha trovato un oggetto che permette di esprimere, pur nella sua matericità, il senso dell’effimero e dell’evanescente. La costruzione a piccoli moduli permette una rappresentazione che gioca contemporaneamente sulla descrizione e la precarietà della visione, capace di rappresentare la frantumazione di ogni senso unitario delle cose. L’uomo è un cumulo di ‘fermagli’.
Nelle graffette l’artista individua un oggetto che ha la proprietà di farsi attraversare dalla luce e di rendere visibile l’invisibile che è parte della realtà.
Negli esseri umani da lui rappresentati e composti da miriadi di graffette, il problema del supporto è stato risolto grazie all’utilizzo di una rete metallica zincata che funge da base d’appoggio e che ha il grande vantaggio di confondersi con l’oggetto senza disturbare la visione della raffigurazione.
«Il vuoto diventa parte dell’opera, la materia è ridotta a linee olografiche che si snodano nello spazio e grazie al loro colore metallico riflettono la luce e si lasciano attraversare nei vuoti», dice l’artista. La scultura tende così a varcare il suo limite dando spazio a giochi ottici ottenuti dall’ambiguità fra visibile e invisibile, tra pieno e vuoto, rendendo questa visione precaria e frantumata e  – se vogliamo – molto pirandelliana e attuale.
L’anonimato dei personaggi rende facile una immedesimazione da parte dello spettatore.

Francesca Serana

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Sede: Ermanno Tedeschi Gallery, Via Santa Marta 15 – Milano
Date: 22 Febbraio – 4 Maggio 2011
Orari: Dal Martedì al Venerdì, dalle ore 11.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Sabato e Domenica su appuntamento.
Autori: Pietro D’Angelo
Biglietti: Ingresso libero
Genere: Personale, Scultura

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